L’obiettivo del progetto e-VET4AI è valorizzare l’utilizzo delle nuove tecnologie sia nell’industria che nella definizione di nuovi modelli formativi
Il 9 maggio 2023 è stato inaugurato dalla Commissione europea l’Anno europeo delle competenze, con lo scopo di favorire l’apprendimento permanente e sviluppare le competenze dei lavoratori con particolare attenzione a quelle digitali e alle tecnologie verdi.
Si darà così, secondo la strategia della Commissione Europea, nuovo slancio al raggiungimento degli obiettivi sociali dell’UE per il 2030 che auspicano il coinvolgimento di almeno il 60% degli adulti in attività di formazione e un’occupazione pari ad almeno il 78% della popolazione adulta. L’iniziativa contribuirà inoltre a conseguire gli obiettivi della bussola per il digitale 2030, dotando almeno l’80% degli adulti di competenze digitali di base e dando lavoro a 20 milioni di esperti informatici.
D’altro canto, l’indice DESI[1] di digitalizzazione dell’economia e della società mostra che, in Europa, 4 adulti su 10 e 1 persona attiva su 3 non dispongono delle competenze digitali di base. Le donne sono sottorappresentate nelle professioni e negli studi in campo tecnologico: solo 1 esperto informatico su 5 e 1 laureato in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM) su 3 sono donne (Fonte: Commissione Europea).
Il Cedefop – Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, in una nota informativa di gennaio 2022, riportava alcune priorità nei piani nazionali di attuazione che riflettono i pillars della raccomandazione sull’IFP e della dichiarazione di Osnabrück. Tra questi si legge: “La flessibilità e la progressione dei sistemi di istruzione e formazione sono marchi di qualità dell’offerta di IFP personalizzata e incentrata sui discenti. Tali elementi consentono l’accumulo, il trasferimento, la convalida e il riconoscimento dell’apprendimento precedente, anche in contesti non formali e informali”. Nei piani, 12 paesi dell’UE, tra cui la Germania e la Spagna, svilupperanno ulteriormente l’offerta modulare di IFP, sette si concentreranno sulle microcredenziali, sulle qualifiche parziali e sui badge digitali, tra cui anche l’Italia, e 11, tra cui anche il Belgio, rafforzeranno i loro sistemi di convalida e riconoscimento”.
Inoltre, 17 paesi dell’UE-27+, tra cui Germania, Spagna, Italia, Belgio e Grecia, prevedono di diversificare i formati di apprendimento dell’IFP (in presenza, digitali, misti) e aumentare l’uso di piattaforme e materiali di apprendimento digitali.
Ciò nonostante, più di tre quarti delle imprese dell’UE dichiarano di avere difficoltà a trovare lavoratori con le competenze necessarie, mentre solo il 37% degli adulti intraprende regolarmente attività di formazione. Questo è un fenomeno particolarmente impattante sulle micro, piccole e medie imprese, che sono la spina dorsale della crescita economica e occupazionale dell’Europa, costituendo il 99,8% di tutte le imprese del settore commerciale non finanziario dell’UE-27 e, nonostante producano il 53% del valore totale, formano i loro dipendenti meno delle imprese più grandi[2].
In questo contesto si inserisce il progetto Erasmus+ e-VET4AI, che si pone l’obiettivo strategico di valorizzare l’utilizzo delle nuove tecnologie non solo negli ambiti industriali, ma soprattutto nella definizione di modelli formativi e pedagogici di trasferimento di conoscenza. Per affrontare la trasformazione tecnologica in atto è necessario quindi che i formatori aggiornino e sviluppino le loro competenze digitali (digital proficiency), non solo nei contenuti della materia insegnata, ma soprattutto nell’utilizzo di metodologie e strumenti che arricchiscano l’esperienza formativa e la rendano più accattivante e smart verso i discenti. In questo senso, sono state esplorate le tecnologie abilitanti alla comprensione e all’uso dell’intelligenza artificiale nei contesti complementari di aula e impresa.
L’implementazione di questi metodi richiede maggiori competenze digitali da parte dei formatori, definendo nuovi materiali e nuovi approcci di apprendimento, evitando di trasferire negli ambienti digitali quanto in precedenza veniva erogato in contesti didattici analogici, con il rischio di ridurre l’efficacia dell’insegnamento e dell’apprendimento.
Questa affermazione ci è stata confermata durante lo svolgimento dei Focus Group realizzati nell’ambito dell’attività R1-A3. Durante le interviste infatti, i formatori hanno fornito ai partner di progetto una panoramica sulle lacune emerse e sulle soluzioni digitali adottate per proseguire l’attività formativa dopo l’emergenza da Covid19. Il quadro è risultato più che variegato, con alcuni elementi comuni: c’è chi con questa digitalizzazione “forzata” ha saputo “cogliere un’opportunità” per sé stesso e per l’ente di appartenenza, così come si sono verificati casi di forte “rigidità” in cui il divario tra la digitalizzazione e le nuove skills richieste si è ampliato in modo significativo.
Ma non solo: anche l’accesso e l’equità rappresentano una sfida chiave. Mentre la tecnologia offre nuove possibilità di apprendimento, bisogna garantire che tutti gli studenti abbiano accesso a internet e ai dispositivi necessari per partecipare pienamente all’esperienza di apprendimento digitale. Mentre alcune scuole e comunità possono avere accesso alle più recenti tecnologie e risorse digitali, altre si trovano in situazioni di svantaggio a causa della mancanza di infrastrutture o risorse finanziarie. Ciò richiede investimenti nella connettività e nella fornitura di dispositivi adeguati, al fine di evitare divari nell’accesso all’istruzione e alla formazione.
Un’altra sfida, come abbiamo constatato, è rappresentata dall’adattamento dei docenti alla tecnologia. Molti insegnanti devono acquisire nuove competenze digitali per essere in grado di utilizzare in modo efficace i nuovi strumenti nella loro quotidianità e per trasmettere padronanza nel loro uso.
Anche la personalizzazione dell’apprendimento e la creazione di contenuti digitali di qualità è stata rilevata come prioritaria. Da che la tecnologia offre la possibilità di adattare l’apprendimento alle esigenze individuali degli studenti e consentire un’esperienza più personalizzata e coinvolgente, i formatori devono essere in grado di sviluppare materiali didattici efficaci e coinvolgenti che siano adattati ai nuovi ambienti digitali. Tuttavia, ciò richiede l’implementazione di sistemi di apprendimento basati su dati e l’adozione di metodologie pedagogiche più flessibili, che tengano conto delle diverse modalità di apprendimento degli studenti e dei lavoratori.
La collaborazione e la partecipazione di formatori e allievi sono ulteriori sfide che emergono con l’apprendimento digitale. Soprattutto durante la pandemia da Covid-19, abbiamo avuto modo di riscontrare come la tecnologia offra strumenti per la collaborazione online e la partecipazione attiva negli ambienti didattici, ma è necessario sviluppare ulteriori strategie per promuovere l’interazione e l’impegno degli allievi in un ambiente virtuale.
A questo proposito, la gestione dei dati e la sicurezza online rappresentano due sfide nell’ambito della formazione digitale. Con l’aumento dell’uso delle tecnologie, si generano enormi quantità di dati sui discenti, come ad esempio le loro prestazioni, le preferenze di apprendimento e le interazioni con le risorse digitali. La raccolta e l’analisi di questi dati richiedono una gestione adeguata a garantire la privacy e l’utilizzo etico delle informazioni raccolte. Connesso a questo, con l’aumento dell’uso delle tecnologie digitali, è fondamentale educare gli studenti su come proteggere la propria privacy online, prevenire il cyberbullismo e sviluppare una consapevolezza critica delle informazioni che trovano in rete. Gli insegnanti devono essere preparati a guidare gli allievi in queste tematiche e creare un ambiente digitale sicuro.
Infine, la valutazione tradizionale, basata su test scritti o compiti in aula e la validazione delle skills negli ambienti aziendali, potrebbero non essere adeguate a misurare competenze e conoscenze acquisite attraverso l’apprendimento digitale. Per assicurare la validità degli output di insegnamento, non si può prescindere dallo sviluppare nuovi metodi di valutazione che siano in linea con l’ambiente digitale, come l’uso di portafogli digitali, progetti collaborativi o valutazioni basate sulle prestazioni.
Non è quindi un segreto che la trasformazione digitale abbia portato una serie di nuove sfide nell’ambito della formazione, richiedendo un ripensamento delle pratiche e dei modelli tradizionali. Queste sfide riguardano sia gli insegnanti/formatori che gli studenti/lavoratori, poiché entrambi devono adattarsi ai nuovi strumenti e approcci necessari per sfruttare appieno le opportunità offerte dalla tecnologia.
[1] https://digital-strategy.ec.europa.eu/it/policies/desi.
[2] Regular EU-wide surveys of continuing training in European enterprises (CVTS) condotta da Eurostat e su analisi Cedefop, 2019.
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